NEL CAMERINO DI UNA SCRITTRICE (Le domande che io stessa vorrei fare ad un'aspirante scrittrice)
Com'è nata la tua passione per la scrittura? Se oggi scrivo lo devo, anche se in maniera indiretta, alla mia mamma. Lei lavorava come impiegata in una piccola Azienda e, spesso, completava il suo lavoro a casa. Così si metteva alla grande macchina da scrivere e, con la velocità tipica dell'abile dattilografa, scriveva cifre e luoghi in colonne ordinate. La guardavo affascinata e, così, quando lei non la usava, a me piaceva inserire un fantastico foglio bianco e dare sfogo alla mia fantasia, facendo scalare le mie piccole dita sulla grande macchina.
Quindi, immagino che alle elementari tu fossi un asso in italiano? Nì, perché, mentre nei temi mi sentivo effettivamente a mio agio, avversavo con tutta me stessa i 'pensierini', che mi uscivano dalla penna poveri, banali e scontati. Credo dipendesse dal fatto li trovavo limitati e limitanti rispetto alla mia voglia di esprimere ciò che avevo dentro.Penso che anche per questo motivo, quando le maestre ci invitavano a fare dei disegni liberi, io mi sentivo altrettanto libera di staccare un foglio da uno dei miei quaderni a righe, e scrivere dei lunghi racconti che, spesso, avevano per protagonisti gli animali perché, in quel periodo amavo attribuire loro azioni e pensieri umani.
Al di là dei temi in classe, quando ti è venuta l'idea di far conoscere ciò che scrivevi? Per questo devo ringraziare la mia amica d'infanzia che, alle medie, mi propose di pubblicare una mia poesia, nel giornalino redatto dalla sua classe, durante le ore pomeridiane, dedicata alle attività integrative. La poesia s'intitolava Concerto di primavera. A quella prima ne sono seguite molte altre che, in genere, scrivevo la sera prima di andare a letto, accompagnata da un buon libro. Accompagnavo la scrittura alla musica leggera italiana trasmessa dalla radio che, ancora oggi, tengo nella mia stanza al posto di un muto televisore. Oggi, mi piace pensare che, anche per aver scritto a ritmo di musica, quella mia prima poesia abbia quel titolo. La mia passione di carta e penna è durata per tutto il liceo, poi però...
Cos'è accaduto? Poi però, durante gli anni degli studi universitari in Filosofia, la mia capacità di scrivere fluentemente mi ha abbandonata. Forse a causa del fatto che, tutti gli esami erano orali. Comunque sia, quando si è trattato di scrivere la Tesi (specie quella Magistrale), mi sono scontrata con la quasi totale incapacità di esprimere in modo efficace tutte le idee che mi affollavano la mente, Insomma la scrittura, da profonda passione, si trasformò in vero incubo, altrettanto profondo, devo dire...Tanto che, ad un certo punto, ho persino sperimentato di lasciare tutto, ad un passo dalla laurea...Solo la vicinanza delle persone che mi vogliono un mondo di bene, mi hanno permesso di completare il mio percorso.
Poi però l'antica passione è riaffiorata più forte di prima. Quando e, soprattutto come l'hai capito? Potrà sembrare strano, ma l'ho capito quando, finita l'università e sfumata la possibilità di frequentare il Dottorato, ho vissuto un altro periodo di profonda crisi interiore. Senza più un obiettivo tutto mio per cui lottare, mi sentivo in balìa delle Onde della Vita. Una sera però ho riaperto il mio quaderno di getto, ho scritto un breve testo sulle emozioni vissute durante la giornata. Quello fu l'inizio di un nuovo diario che, ancora oggi, cerco di tenere aggiornato il più possibile. Ma fu anche e soprattutto il ritrovamento della bussola che, da quel momento in poi, mi ha consentito di sentirmi molto più sicura, durante la Navigazione,
Quindi, se ho capito bene, prediligi i testi brevi... Nella scrittura, sì. Quando leggo, invece, mi piace cimentarmi anche con romanzi molto lunghi, anche con le saghe famigliari.
Perché proprio questo genere letterario? Perché credo che, seguendo le vicende di un nucleo famigliare, dalla sua costituzione, spesso al suo dissolvimento, non siano soggette a quella che definisco la 'dittatura dei sequel', ovvero quel fenomeno per cui, se qualcuno ti chiede di scrivere un testo che piace particolarmente, poi vorrebbe che scrivessi qualcos'altro di molto simile, anche se, a quel punto, non lo senti più tuo perché, nel frattempo, senti l'esigenza di esplorare altri temi o, persino altri generi letterari. Questo è il criterio che mi guida nei miei percorsi di lettura e scrittura. Anche perché, specie in questa fase della vita, leggere e scrivere sono quasi un tutt'uno.
Ma andiamo con ordine. Come dev'essere il romanzo che in te lascia un segno? Deve mettere in scena dei personaggi psicologicamente complessi che agiscano sullo sfondo di eventi reali o, quantomeno, verosimili. Invece, do decisamente meno importanza agli ambienti fisici dei romanzi; forse perché, anche nella vita reale, essi sono spesso un ostacolo ad un'esistenza pienamente serena. Difficoltà queste a cui faccio fronte perdendomi tra le pagine di un romanzo, appunto.
Quando scrivi, segui le stesse regole in fatto di luoghi? Non sempre. Infatti c'è un luogo molto caro al mio cuore, dove ambiento le parti più emotive dei miei racconti. Si tratta del mare. Sai, con il suo movimento canoro è l'unico che sa seguire i moti dell'animo umano,
Mentre scrivi, ti capita mai d'immaginare il tuo potenziale pubblico? Avviene sempre. Se si scrive, prima o poi, è naturale sentire il desiderio di far leggere a qualcuno i propri testi.
A leggere, sono più spesso gli amici o anche persone estranee? Sono importanti entrambi i lettori: gli amici mi conoscono a fondo e quindi possono intuire anche ciò che c'è dietro ad ogni parola; per contro, lo sguardo dei lettori a me sconosciuti, è importante perché è sempre stimolante e positivo scoprire che quello che scrivi può piacere anche a chi non sa assolutamente nulla di te. Il tutto, ovviamente, rispettando al massimo la libertà degli altri che devono sentirsi liberi di leggerti o anche no, se non ne hanno voglia. Per questo motivo, sono sempre un po' combattuta tra il desiderio di avere un pubblico e la consapevolezza che la stessa libertà che provo io nello scrivere, dev'essere avvertita anche da ogni mio potenziale lettore.
Cosa ti auguri per il tuo futuro? Per il mio futuro mi auguro di poter continuare a scrivere, ovviamente. Desidererei molto poter trovare più di una collaborazione, per potermi misurare con stili di scrittura diversi. In fondo, in questi tempi di crisi, il lavoro può essere anche inventato...E allora io vorrei inventare nuovi Mondi d'Inchiostro!
Loretta Del Tedesco (Ottobre 2016 - Tutti i diritti riservati©) paroladisirenetta.blogspot.com
(laureata in Filosofia all'Università di Trieste) TESI PREMIATA
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