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IL BUFFONE DI CORTE

 

Lo chiamavano semplicemente il Buffone di corte.

Nessuno aveva mai saputo il suo vero nome

Alcuni pensavano che non avesse mai avuto una sua vita e una sua storia; o meglio credevano che essa non fosse altro che quella che il Signore e le sue Dame volevano sentir narrare.

Inevitabilmente si trattava di racconti in cui il suo Signore trionfava nei duelli ed era oggetto di ammirazione da parte di tutte le dame del castello.

Ogni sera il Buffone si metteva nell'angolo più in ombra della grande sala, lambito solo di rado dalle fiamme del focolare che la illuminava. In questo modo non era possibile vedere bene nemmeno il suo volto che, per giunta, era coperto da uno spesso trucco; ciò che davvero importava al pubblico era che la voce del Buffone fosse sempre squillante, leggera e, soprattutto, allegra.

Nonostante questo a volte il Giullare provava ad arricchire i suoi racconti trionfalistici con qualche particolare più triste, ma il Signore e le sue Dame non ci facevano troppo caso, presi com'erano a danzare sulle note del suonatore di cetra.

Eppure, in quei passaggi, la sua voce assumeva un timbro più cupo per far parlare la sua interiorità.

Solo Rosinda, una tra le più giovani Dame, a volte si sedeva accanto al Buffone e lo guardava negli occhi, oltre il trucco, cercando d'intuire la profondità del suo disagio; ma l'attenzione che la donna prestava al Giullare durava il tempo di un giro di danza. Poi arrivava sempre qualche Cavaliere a riportarla alla luce, lontano dall'ombra del Buffone.

Nella vita di ognuno di noi ci sono momenti in cui gli altri si aspettano che ci mostriamo allegri, lasciando da parte i nostri dolori. Sta a noi narrarci con rispetto, imparando a raccontare anche il lato buio della nostra quotidianità; nella speranza che la musica intorno a noi non continui senza sosta, coprendo le sfumature più amare della nostra voce e, soprattutto, augurandoci che non arrivi troppo presto un cavaliere a portarci via la “nostra” Rosinda.

Loretta Del Tedesco (laureata in Filosofia all'Università di Trieste) TESI PREMIATA


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