La comunicazione dei mass media
Nella forme di comunicazione dei vari mezzi di informazione dobbiamo distinguere quella destinata ai soli scopi commerciali, la cosiddetta pubblicità commerciale, e quella promossa da giornali e televisioni di tipo informativo non commerciale. Lo scopo della prima è principalmente quello di convincere ad usare un determinato prodotto anziché un altro, quello della seconda, in teoria dovrebbe essere quello di informare su quanto accade. Nessuno dei due tipi però viene sottoposto a seri e disinteressati controlli. Da qualche tempo nella pubblicità commerciale è stata introdotta la cosiddetta pubblicità comparativa, ma nessuno o quasi se la sente di attuarla. Vi siete mai chiesti perché? Questo comportamento è sufficiente per pensare che a nessuno convenga essere giudicato. Perché? Perché l’intento è sempre quello di far credere ciò che non è: l’aver bisogno di qualcosa che non ci serve. E le cose peggiorano quando vogliono farci credere la bontà di prodotti alimentari ostentando genuinità e convenienza inesistenti soprattutto per quelli i cui componenti principali sono i grassi vegetali che ormai riescono ad infilarli dappertutto e gli oli raffinati che non vuol dire che sono “fini” bensì rettificati, ossia resi alimentari perché sottoposti a trattamenti chimici. Per averne un’idea in proposito è sufficiente visitare una fabbrica di margarine.
Il secondo tipo di comunicazione, quello che dovrebbe informarci su quanto accade nel mondo, anch’esso ha i suoi punti oscuri, ma dai risultati pare che l’intento principale sia quello di diffondere allarmismo. È sufficiente leggere i giornali del giorno dopo per vedere come sventati attentati a personaggi o a direttori di giornali erano in realtà solo nelle menti di quelli che hanno avuto un qualche interesse a diffondere quelle notizie. Oppure nell’inverno scorso il paventato pericolo di una influenza letale con la relativa sollecitazione a farsi vaccinare e il conseguente acquisto di milioni di vaccini rimasti poi inutilizzati a deperire nei magazzini. Se poi guardiamo le previsioni del tempo ci rendiamo conto che qui non c’è limite alla fantasia allarmistica, basta un lieve abbassamento o innalzamento della temperatura per parlare di freddo polare, di caldo africano o di allarme idrogeologico alla prima pioggia. Allerta meteo, dizione di moda in questi ultimi anni, basta un minimo cambiamento delle condizioni atmosferiche per inventarsi un’allerta meteo. Però un fondo di verità in tutto questo c’è ed è dato dalla coscienza sporca per aver o non aver fatto dei lavori determinanti ai fini di un dissesto idrogeologico e quando poi qualcosa accade davvero è come se quasi ci si sentisse la coscienza a posto avendo fatto previsioni esatte che però il più delle volte rimangono inascoltate per aver gridato troppe volte “Al lupo”. Bisogna premettere che la stragrande maggioranza degli articoli che leggiamo sono parole riportate anche più volte e che nel trasferimento della notizia ad altri, ognuno vuole arricchire il contenuto in modo puramente arbitrario, il desiderio di protagonismo alloggia in tutti noi, o quasi. Un chiaro esempio è dato dall’ormai incontrollato proliferare di programmi cosiddetti spazzatura dove per parteciparvi vi sono folle pronte a farsi vomitare in faccia pur di apparire in televisione. Mi è capitato di essere presente ad avvenimenti di cronaca riportati sui giornali il giorno dopo e leggere il contrario di ciò a cui avevo assistito. Spesso cronisti superficiali raccolgono informazioni senza poi controllarne la veridicità per comunicare il pezzo prima degli altri. Per gli articoli non di cronaca la faccenda cambia in quanto tutto ruota intorno agli interessi di quelli che hanno in mano le redini del Paese, del Mondo. Quindi è auspicabile prima di prendere per buona una notizia fare quello che dovrebbero fare coloro che sono preposti al controllo della veridicità: informarsi anche presso altre fonti, non fermarsi mai alla prima ed in particolare chiedersi sempre quali possono essere gli eventuali beneficiari di un eventuale beneficio che non sempre deve essere palese.
Max Bonfanti |
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