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L'esperienza non è sinonimo di saggezza



Tante, troppe volte il mondo mi pare funzionare alla rovescia. Osservo in silenzio, stupita, adulti nervosi, frettolosi, incapaci di attendere una risposta ponderata alle loro richieste, non interessati a controllare gli impulsi e soprattutto a lasciare al tempo di fare il suo corso e alle attese di prendersi il loro spazio. E al contempo osservo tanti giovani, a volte giovanissimi, educati, gentili, che riescono, a necessità, ad accettare la sospensione dell'azione per dare spazio all'attesa. Troppo spesso rimango perplessa di fronte all'immaturità proprio di chi ci si aspetta possa esprimere capacità di riflessione e di pensieri meditati. E viceversa mi meraviglio positivamente della capacità di tanti adolescenti nel gestire le avversità e nel sapere pazientemente lavorare per creare condizioni di vita future sempre migliori e migliorabili. E allora, se in linea di massima è vero che l'esperienza aiuta le persone a valorizzare il proprio potenziale e a comprendere maggiormente il senso degli accadimenti, è anche vero che l'esperienza in sé rimane monca, e quindi non foriera di progresso e di evoluzione per la persona, se non accompagnata da processi mentali di rielaborazione profonda di essa stessa. Aggiungerei che la vera evoluzione non giunge nella riflessione solipsistica di una mente isolata, quella al più può essere la ciliegina finale da porre su una torta preparata in buona parte con la sinergia che scaturisce dall'interazione e dalla relazione autentica che può instaurarsi tra più persone che accettano di costruire un insieme efficace e lungimirante. L'esperienza, in altri termini, non è sinonimo di saggezza, altrimenti avremmo un mondo migliore, e non è quasi mai un fatto privato o vissuto di corsa. L'esperienza in sé non basta e il mero passare del tempo diventa solo base del tanto fastidioso invecchiamento, del corpo e della mente, se non accompagnato da una trasformazione evolutiva.
Le vicende internazionali che ci hanno investito negli ultimi anni e i cambiamenti climatici, nonché sociologici, antropologici e politici - sì, è tutto collegato -  hanno reso l'umanità molto vulnerabile e incerta del proprio stesso valore. Per non disperdere l'enorme patrimonio sociale, culturale e artistico, costruito nei secoli e nei millenni, è bene promuovere una rinascita dell'Umano nel senso più ampio del termine, attraverso un lavoro di riflessione che porti gli adulti di oggi a riannodare i fili del vivere e dell'essere in armonia con se stessi, con l'Altro e con la Natura.
Bisognerebbe, ad esempio, spostare lo sguardo dalla perdita dei valori, dalla sfiducia e dalla fragilità a cui oggi si assiste in maniera quasi voyeristica, e guardare verso la bellezza di ciò che spesso releghiamo al solo mondo dell'infanzia e dell'adolescenza. Fermarsi, darsi tempo, rispettare i ritmi naturali, non forzarli e non forzarsi, giocare, sorridere, sbagliare, cadere e poi risollevarsi, saper cogliere l'incanto dell'attimo presente sono tutte dimensioni che, unite alle competenze emotive che dovrebbero essere tipiche dell'adultità, come, per citarne alcune, calmarsi e calmare, proporre e non distruggere, amare e rispettare, potrebbero tutte insieme restituire quella freschezza, quella speranza e quella flessibilità a cui troppo spesso gli adulti colpevolmente hanno rinunciato.

Eleonora Castellano, docente e psicologa

(Novembre 2022 - Tutti i diritti riservati©)


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