Moderni Otelli
Di recente ho assistito a un ottimo spettacolo presso il Teatro Elfo Puccini di Milano, con e di Elio De Capitani. È stato messo in scena niente poco di meno che l'eterno dramma di Otello, il quale, oltre all'inevitabile ammirazione per il magnifico allestimento, mi ha anche suscitato alcune riflessioni sul tema della gelosia, argomento mai del tutto superato perché riguarda uno dei sentimenti più ancestrali e connaturati all'essere umano. La gelosia, infatti, è qualcosa che imbriglia l'animo sin dai primissimi anni di vita: basti pensare alla gelosia che un bambino può provare alla nascita di un fratellino, quando la gioia per il nuovo arrivato si mescola con il timore di non essere più al centro delle attenzioni e delle cure dei propri genitori. Pediatri, psicologi e pedagogisti di sovente dispensano consigli ai genitori per alleviare proprio il senso di gelosia e stimolare un atteggiamento positivo verso il nascituro. Credo che il modo in cui vengono gestite le prime sensazioni di gelosia crei un imprinting, una sorta di modello relazionale, che tende a essere ripetuto anche nella vita successiva. Si potrebbe quindi azzardare l'ipotesi che certe reazioni esagerate, a tratti violente, scatenate da sentimenti di gelosia, siano in realtà la ripetizione di vecchi comportamenti e di antiche emozioni, mai del tutto risolte. Bisognerebbe interrogarsi su quanto i genitori, la madre in primis, siano stati capaci di favorire un attaccamento sicuro, che, se presente, consente di gestire la relazione con l'altro senza la costante paura della perdita. Di moderni Otelli e di moderne Otelle siamo tutt'ora circondati. Spesso si dice che in una relazione affettiva profonda sia inevitabile provare, almeno in parte, tale sentimento, e questo varrebbe non solo per i rapporti sentimentali, ma per quelli affettivi in generale, in primis quelli familiari e amicali. Se, in fondo, è normale vivere una qualche forma di gelosia “lieve” rispetto alle persone a cui si tiene, è anche vero che molte volte essa è talmente intensa da offuscare le facoltà razionali. Come la vicenda di Otello insegna, se una persona viene accecata dalla gelosia - verso la quale, magari, nutre un'innata predisposizione soggettiva - arriva a compiere i gesti più assurdi, e talvolta anche i misfatti più efferati, perdendo la giusta lucidità. Chi è geloso all'eccesso, infatti, non dubita, ma di fronte al dettaglio più insignificante sviluppa una certezza irrazionale del tradimento e dell'allontanamento dell'altro. È bastato infatti che Iago insinuasse il dubbio nella mente di Otello, con dettagli che tecnicamente possono essere considerati irrilevanti, perché in Otello si accendesse un sentimento d'ira spropositato. Chi è geloso in maniera parossistica non si rende conto che le sue sono solo ipotesi, illazioni, che si sviluppano intorno a puri sospetti. La persona che riesce a controllare la propria gelosia prova a riflettere in maniera calma e razionale e a discernere il dubbio molesto fondato dalla congettura in sé. Chi è molto geloso, invece, smarrisce il consueto esame di realtà e confonde fantasia con verità. O meglio, si costruisce una verità storica personale che distorce gli eventi e li riconduce tutti a una ipotesi iniziale. Per cui, se la persona gelosa, che possa essere uomo o donna, è assolutamente convinta che l'altro stia agendo alle sue spalle in maniera scorretta, tende a percepire in maniera selettiva e a raccogliere solo dati che confermano questa ipotesi iniziale. Ed ecco che piccoli tasselli vanno a ricostruire un intero mosaico. La persona sospettosa giunge ad avere l'assoluta certezza che ciò che essa teme e immagina corrisponde a effettiva realtà. In questa maniera sovrappone il timore fantasticato nel proprio immaginario con la realtà dei fatti e questo non solo sfilaccia le relazioni, che avrebbero come fondamento proprio la fiducia reciproca, ma distrugge interiormente anche chi prova questo sentimento. La persona gelosa si concentra nel raccogliere, anche inconsciamente, piccole informazioni, e questo condiziona, e talvolta sconvolge, la vita quotidiana, tutta tesa a confermare quella che molte volte diventa la profezia che si autoavvera. Accade, infatti, che la persona vittima di gelosia eccessiva si stanchi di essere di continuo controllata e attaccata, per cui tende ad allontanarsi e a confermare proprio ciò che l'altro teme. È possibile superare tali aberrazioni? Noi psicologi tendiamo a pensare che ci si possa lavorare su, anche se non si tratta di una cura semplice perché, in effetti, chi ha vissuto sin dalla prima infanzia reazioni spropositate nelle relazioni affettive deve affrontare un processo supplementare per riorganizzare dentro di sé quei pensieri che scatenano emozioni inquinate. Soprattutto, deve recuperare quel senso di fiducia, che non è riuscito a costruire intorno a una base sicura, di bowlbiana memoria. Nei casi patologici, dunque, non basta la rassicurazione dell'altro (di chi si teme che tradisca e/o abbandoni), ma è necessario fare un lavoro dentro di sé, con il sostegno di una figura professionale, che possa aiutare a sciogliere quei nodi che portano a fare di continuo pericolose identificazioni proiettive, che inquinano il rapporto e che minacciano la propria e altrui serenità.
Eleonora Castellano (Maggio 2018 - ©Tutti i diritti riservati) www.eleonoracastellano.com
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