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Che il gioco non ci abbandoni!

 

Quando pensiamo al gioco, ci viene subito in mente l'infanzia e quel periodo incantato, per i più, in cui tutto – o quasi – era permesso. A tratti ci assale una punta di malinconia nel rievocare un periodo spensierato che mai più tornerà. Ora, a parte il fatto che spesso la memoria reinventa e reimpasta i suoi fotogrammi, colorando di magia anche i ricordi meno felici, come se fosse un risarcimento che la mente si diverte a concederci per darci l'illusione che almeno all'epoca fummo felici, ora a parte questo, bisognerebbe soffermarsi un attimo su quanto sia in effetti importante recuperare la nostra parte giocosa, utile per la stessa sopravvivenza psichica.

Quante volte ci diciamo che dobbiamo imparare ad alleggerirci e a canalizzare le tensioni che inevitabilmente la vita ci crea? Tante, tantissime volte. E allora che ben venga, anche nell'età adulta, il gioco e tutto quello che esso comporta.

Come per i bambini l'attività ludica assolve a diverse funzioni – emotive, ma anche cognitive e sociali – anche per gli adulti possiamo trovare più di un buon motivo per riabilitare il gioco come componente essenziale della vita.

Pensiamo intanto alla sua connotazione interpersonale: la maggior parte dei giochi per adulti (ad esempio, i giochi con le carte, i giochi di ruolo, i giochi da tavola, i giochi sportivi in generale) implicano l'interazione con altre persone. Questo fa sì che la persona possa condividere momenti di svago e di divertimento al di là dell'ambiente lavorativo e, spesso, anche familiare. In questi casi il gioco offre la reale opportunità di incontrare persone, non necessariamente simili a sé, con cui tuffarsi nel mondo dell'immaginario. In verità, questa stessa funzione è svolta anche dai giochi solitari, che portano la persona a sganciarsi dal reale per immergersi in una dimensione altra, dove, spesso, tutto è possibile. Il gioco in compagnia, tuttavia, implica un vantaggio ulteriore, che è la possibilità di costruire con altri un mondo parallelo in cui poter allentare metaforicamente – e talvolta anche concretamente – la cravatta e indossare panni diversi da quelli imposti dai dettami della vita ordinaria, istituzionalizzata. In tal senso, molto interessanti i giochi di ruolo, in cui la persona può sperimentare, in maniera controllata e in un ambiente protetto, aspetti inediti di sé. Il beneficio potrebbe andare oltre il momento del gioco ed estendersi alla vita quotidiana. Da sottolineare anche la funzione di valvola emozionale: la persona, giocando, si trasforma, si rilassa. Scarica tensioni e nervosismo. E l'indomani, magari, affronta la giornata con maggiore leggerezza. Non ultima la funzione cognitiva: molti giochi tengono allenata la mente, e la portano a esplorare variabili, anche in contemporanea, che stimolano l'attenzione, la memoria, la logica, il problem solving, le abilità percettive e motorie. Mi vengono in mente i giochi enigmistici, gli scacchi, il modellismo, e molte altre attività, anche artistiche, che spesso vengono consigliate anche in terza età per contrastare l'invecchiamento del cervello e il rallentamento delle funzioni mentali e psicomotorie.

Vorrei aggiungere che un atteggiamento ludico bisognerebbe averlo anche nei confronti della sfera sessuale: spesso i sessuologi, alle coppie in crisi, consigliano di recuperare la parte giocosa, che hanno perso nel tempo per svariate, e a volte sacrosante, ragioni.

Insomma, giocare sembra proprio essere un vero e proprio toccasana, un validissimo modo per scaricate lo stress e per contrastare l'isolamento. E allora sì al gioco nella vita adulta, anche in momenti strutturati all'interno della settimana, senza sensi di colpa né rimorsi. Il tempo del gioco non è tempo perso. Anzi.

Unico avvertimento: bisogna evitare l'ossessione, l'accanimento, la compulsione, che, anziché liberare, rendono la persona schiava di una necessità malata, che andrebbe curata.


Eleonora Castellano, docente di psicologia

(Ottobre 2017 - Tutti i diritti riservati©) www.eleonoracastellano.com 


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