CHI SIAMO

ARCHIVIO

REDAZIONE/CONTATTI/COLLABORA




Intervista a Federica Voi



Riflessi in solitudine” è l’opera prima di una giovane siciliana di Scicli, Federica Voi, che con delicato disincanto riesce a trasferire il suo sentire e la sua fragilità in versi che tanto ricordano il conterraneo Quasimodo, nei temi, ma anche nello stile asciutto, simbolico, ermetico.

Incuriosita dalla profondità espressa in “Riflessi in solitudine”, ho posto all'autrice alcune domande per provare a conoscerla meglio.

- Federica, quando è nata la passione per la poesia?

- La passione per la poesia nasce dietro ai banchi di scuola media. Ricordo sempre, con immenso piacere, il giorno in cui la professoressa diede un compito da svolgere a casa: scrivere una poesia sul Natale. Avevo solo 12 anni ma da allora non ho più smesso di scrivere. Ho scritto anche diversi racconti che però si trovano ancora chiusi nel cassetto…

- Cosa ti ha spinta a pubblicare la tua prima silloge?

- Il desiderio di pubblicare un libro tutto mio mi è spesso passato per la testa, ma non avrei mai creduto che un giorno sarebbe stato davvero possibile. Poi mi sono resa conto che, in fondo, ciò che avevo dire poteva essere uno spunto di riflessione circa noi stessi e ciò che ci circonda, non solo per me ma anche per altri. Nelle mie liriche tratto temi quali la tristezza e la solitudine che, a mio avviso, non devono per forza essere intesi come qualcosa di negativo... E con “Riflessi in solitudine” ho voluto mettere in risalto sentimenti ed emozioni che spesso ignoriamo perché, appunto, percepiti negativamente. Ma se riflettiamo, non sono altro che l’altra faccia della medaglia, dunque fanno parte di noi – che ci piaccia o meno. Ho voluto condividere insomma un punto di vista differente.

- C’è la consapevolezza del dramma della vita, in queste poesie, con le illusioni che spesso la costellano; ma troviamo anche la capacità di affondare nel profondo dell'anima, che vuota non è, nonostante l’apparenza; e c’è la fatica e il male del vivere e qui ci viene in mente Montale. Federica, quanto del tuo vissuto e delle tue esperienze troviamo nei tuoi versi?

- Quando scrivo, scrivo di getto e solo in un secondo momento rielaboro ciò che ho scritto. Solitamente qualcosa “cattura” la mia attenzione, che sia un oggetto o una sensazione o un profumo o altro non importa, e da lì comincia poi a prendere forma una lirica. C’è sempre quindi, in un modo o nell’altro, del mio vissuto ( direttamente o indirettamente ) in ogni singolo verso proprio perché tratto di emozioni, di sentimenti.

- Che ruolo ha la poesia nella tua vita? Esercita, in qualche modo, un effetto catartico?

- Sicuramente ha un ruolo fondamentale, come la lettura. Cerco tutti i giorni di scrivere qualcosa. E questo mi aiuta a conoscermi sempre un po’ di più. Credo sia importante stare con se stessi, guardarsi dentro. Nella società in cui viviamo sembra quasi impossibile trovare del tempo per stare in solitudine. Ma la solitudine intesa in questo modo non è qualcosa di negativo, anzi è essenziale perché serve a staccarsi dalla quotidianità troppo frenetica e ritrovare la pace, la calma. In questo senso non può che essere un toccasana per noi stessi stare in solitudine.

- Qual è il principale messaggio che vorresti trasmetterci?

- La voglia di condividere diversi punti di vista e trovare nell’altro sempre qualche spunto su cui riflettere e, perché no, migliorarsi e diventare così più empatici. Il desiderio sempre vivo di non fermarsi mai, specialmente davanti alle apparenze ma - anzi - cercare sempre di scavare e scavare a fondo, e non aver paura di mostrare i propri sentimenti, di chiedersi “perché?” o “chi sono?”. La tristezza e la felicità, così come la solitudine o la voglia di stare in compagnia, sono facce della stessa medaglia, dunque non bisogna avere timore o vergogna nell’esternarli. Siamo esseri umani e siamo complessi.

- Una poesia carica di tristezza, dunque, ma dove colpisce una frase che torna: non mi arrendo. È come un urlo disperato di reazione al nichilismo, un aggrapparsi alla roccia dopo il naufragio, un desiderio di trovare e trovarsi, di cercare e cercarsi e scorgere qualcosa che dia un senso a un’intera esistenza. Noi te lo auguriamo, e lo auguriamo a noi stessi, con il monito che apre la raccolta: “Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte” (K.Gibran).

Federica, quali sono le tue aspirazioni per il futuro?

- Continuare a scrivere, affinare la mia scrittura, scoprire nuovi autori e studiarli affinché mi aiutino loro stessi, attraverso le loro opere, a raggiungere un livello maggiore…

Interessanti le illustrazioni che riproducono paesaggi in perfetta armonia con il vissuto della poetessa.

Per chi volesse approfondire la lettura di questa silloge dai tratti brevi ma intensi, drammatici e lievi, appena accennati eppure intrisi di corposa riflessione, può farlo acquistando l’ebook (leggibile su ogni dispositivo elettronico) al modico prezzo di euro 1,99 su Amazon, Ibs e sui principali siti di vendita on-line.

Buona lettura.

Eleonora Castellano

(Ottobre 2016 - Tutti i diritti riservati©) www.eleonoracastellano.com 


Condividi i tuoi commenti con noi

PAGINA DI DISCUSSIONE SU FACEBOOK: CLICCA "Mi piace" su L'ACCENTO DI SOCRATE



Torna indietro

L'accento di Socrate