Autismo e comunicazione non verbale
Secondo diverse tradizioni filosofiche, che attraversano filoni di pensiero che viaggiano dall'Oriente all'Occidente, parlare è un po' tradire: la parola non potrà mai esprimere pienamente il significato di una cosa, che viene racchiuso nel suo concetto e che è differente dalla cosa stessa. Ma soprattutto la parola è quasi sempre inadatta a esprimere l'essenza di un'emozione, che è cuore, polmoni, pelle. I poeti possiedono qualche arma in più, così come gli artisti in genere, ma in linea di massima la comunicazione verbale è spesso monca, priva di contatto profondo con la verità. Si tratta sempre di una traduzione di traduzione. Se poi la parola si sforza di raccontare il sogno di chi le appartiene, bè, allora il tradimento è doppio perchè la traduzione in parole di immagini che risalgono, camuffate, dall'inconscio, implica il gettare il sogno nel mondo, lasciarlo alla mercé degli altri e, in qualche modo, svilirlo. Perché l'altro può anche mal interpretare il pensiero iniziale e dare origine a gravi fraintendimenti. Il mondo, poi, censura molto spesso chi elabora pensieri originali e allora perché donarglieli così, senza porsi il problema? Sarà forse questo uno dei motivi per cui alcune persone, sin dalla più tenera età, si rifiutano di condividere il proprio vissuto con l'esterno, come accade ad esempio alle persone affette da autismo? Queste riflessioni sono nate nella mia mente subito dopo aver divorato un libretto di poco più di cento pagine, che si legge in poco tempo e che in maniera schietta riesce a far entrare nella testa di un bambino affetto dalla sindrome di Asperger. Sto parlando del libro di Hugo Horiot, oggi un giovane attore e regista teatrale francese, che ha sconfitto l'autismo e lo ha raccontato in "La mia voce arriva dalle stelle", in Italia edito da Piemme nel 2014. È un'opera magnifica, esemplare, consigliabile a tutti coloro che hanno voglia di andare oltre l'apparenza e di capire. Capire ad esempio cosa pensi un bambino che si rifiuta di parlare, di camminare, di giocare con gli altri e di andare in bagno. Vi giuro, leggerlo è illuminante. Sono un'insegnante di sostegno da parecchi anni e ho seguito alunni con diverse forme di disabilità. Mi sono specializzata studiando su saggi e manuali e sono cresciuta attraverso la relazione educativa con i miei allievi. Dopo aver letto questo libro, mi sono resa conto di aver fatto ancora un passetto in avanti, e ho capito dell'autismo molto più di quello che ho imparato dai manuali istituzionali. Perché, ad esempio, un bambino autistico in genere adora tutto ciò che gira? Perché il movimento circolare lo scaraventa verso l'infinito, e gli dà pace. Perché non parla? Perché il mondo che osserva non gli piace e preferisce vivere dentro la propria testa. Lì dentro ci sono sogni e fantasie che gli altri non possono nemmeno immaginare e che sarebbe sbagliato raccontare. Come dargli torto? Però è giusto rinunciare a comunicare con lui? Forse la comunicazione non verbale può essere uno strumento molto più efficace per mettersi in contatto profondo con la verità dell'altro. Anzi, ne sono parecchio convinta. Ne ho parlato anche nel mio ultimo romanzo, "Passione & Mistero", edito dalla Silele. Un personaggio chiave è affetto da grave autismo e trovare il modo di entrare in relazione con lui sarà una sfida fondamentale, da cui dipenderà la serenità dei protagonisti del libro. Uscire dal proprio isolamento, condividere emozioni e mettere la propria ricchezza in comune con gli altri significativi può essere un modo per arginare i limiti della parola, del nostro mondo cioè. In tal senso, le persone diversamente abili ci danno spesso delle opportunità, e noi dovremmo provare a far tesoro di queste speciali lezioni di vita.
Eleonora Castellano (Dicembre 2016 - Tutti i diritti riservati©) www.eleonoracastellano.com
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