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Maternità e Benessere. Intervista alla doula Marzia Andretta




Nell’ambito del benessere, della cura e del sostegno all’altro, è sorta di recente una nuova professione, che si rivolge all’universo della maternità. Un universo sconfinato, antico quanto l’umanità, eppure ancora oggi in buona parte misterioso. Il concepimento di una nuova vita, la gestazione, il parto, la nascita e il nutrimento fisico e affettivo sono tuttora temi affascinanti, che attraggono per la loro potenza vitale e che, tuttavia, continuano a nascondere dubbi e insidie. Forse perché hanno a che fare con i capisaldi dell’esistenza: la vita e la morte, il dolore e il piacere, l’amore e la solitudine. Di tutto questo si occupa appunto una nuova figura professionale, destinata, con tutta probabilità, a diventare il baluardo di un modo nuovo d’intendere la maternità e tutto ciò che le ruota intorno, in un mondo, quello attuale, malato di frenesia, di ansia da prestazione, di iperattività produttiva, in crisi; un mondo incerto e fragile, anche laddove si racchiude il senso intimo della vita. Stiamo parlando della doula, ovvero di chi aiuta le donne a non temere i cambiamenti che la maternità comporta, da quelli relativi al proprio corpo all’assunzione di nuove identità. Una professionalità nascente, che offre un supporto e una guida nell’affrontare la sfida più importante. Ma lasciamo la parola a Marzia Andretta, doula e docente della Scuola delle doule dell'Associazione Eco Mondo Doula.


Chi è la doula?

La doula è una figura professionale non medica e non sanitaria, che si occupa del sostegno emotivo e del benessere della donna e della famiglia dalla gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. È una donna che – forte della sua esperienza personale e della sua formazione – offre un sostegno su misura, intimo e confidenziale, nel pieno rispetto delle scelte delle persone che assiste. Fornisce ascolto, informazioni, orientamento e accudimento pratico. Un buon modo di definire l’attività della doula è “far da madre alla madre”. La doula è una facilitatrice della migliore esperienza di maternità e paternità.”


Quando e dove nasce questa figura?”

L'etimologia rimanda al termine greco, ovvero serva o schiava, e si riferisce alle schiave domestiche in uso nell'antica Grecia. Si occupavano di tutto ciò che riguardava l’assistenza personale e familiare della donna greca, ed erano particolarmente importanti durante il parto, dove avevano funzioni che oggi chiameremmo di “supporto emotivo” e di mediazione religiosa. Erano infatti le “professioniste del sacro” sulla scena del parto, come dimostra la storia di Galati, doula di Alcmena durante la nascita di Eracle. Nell’antica Grecia il concetto di famiglia era molto diverso dal nostro. Le doule erano, come segnala l’equivalente latino, delle “famule”, ovvero facenti parte della “famiglia estesa” delle cittadine greche. In tal senso le doule erano lavoratrici professioniste e persone di famiglia allo stesso tempo. Il termine è stato poi riscoperto a partire dagli anni '60 e '70 per definire una nuova pratica assistenziale ed una nuova professione. L'antropologa Dana Raphael nel 1973 usava per prima questo termine, per riferirsi a madri già con prole a carico, che assistevano le neo-madri nell'allattamento e nelle prime cure al neonato, nelle Filippine. Negli anni '90 Marshall H. Klaus, neonatologo di fama mondiale, sua moglie Phyllis, psicoterapeuta, e John Kennell, professore in pediatria, sono stati i primi a “riutilizzare” il termine doula per indicare proprio l’attività di supporto continuativo offerto da una donna attenta ed esperta durante la gravidanza, il parto e il dopo parto. In seguito a degli studi durati otto anni sono emerse evidenze scientifiche dell’importanza di avere una doula accanto, in termini di una buona riuscita del parto, di una elevata consapevolezza della donna seguita e di una ottima riuscita dell'allattamento.”


Come si integra la professionalità della doula con quella dell’ostetrica o dello psicologo counselor? Non c’è il rischio che queste figure entrino in competizione tra loro?”

Tra doula e psicologo counselor attualmente in Italia non ci sono stati casi di conflitto professionale. Succede spesso che le counselor diventino doula per utilizzare gli strumenti della comunicazione non verbale nell'ambito della maternità. La presidentessa dell'associazione Eco Mondo Doula, Emanuela Geraci, è una counselor e utilizza strumenti quali la psicoterapia della gestalt, il modello comparato, l'espressione artistica a tutti i livelli, la psicologia transpersonale per accompagnare le mamme durante la gravidanza, parto e post partum. Diversa è la situazione tra doule e ostetriche. In linea teorica i confini professionali sono ben definiti e piuttosto chiari. La doula si propone come un supporto emotivo e spirituale alle partorienti. È colei che sta dietro alla donna, che ascolta i suoi bisogni, che la massaggia, non pratica attività sanitaria, ma dà un supporto di carattere psicologico o pratico. Affianca le ostetriche senza invadere, ma collaborando con esse. Ella “non fa” ma “c'è”. Informa la donna perché possa diventare protagonista del proprio parto. La sostiene e la incoraggia. In una società ideale, ostetrica e figure di sostegno dovrebbero entrambe essere presenti a fianco della mamma e della famiglia e lavorare in sinergia. In altri Paesi, come la Francia e l’Inghilterra, la presenza della doula o della mother assistant a domicilio è presa in carico dal servizio sociale. Tuttavia oggi in Italia accade che fra queste due professioni vigano una gerarchia e un’interpretazione distorta delle rispettive competenze, legate a cultura, usanze e leggi sanitarie che fanno dipendere la salute quasi unicamente dalla medicina. Ne deriva a volte incomprensione, concorrenza, se non addirittura conflitto. È auspicabile invece un’armoniosa collaborazione fra ginecologi/ghe, ostetriche e doule, nel riconoscimento delle rispettive competenze. Solo in questo modo si può favorire la libera scelta informata e assecondare la volontà delle future mamme. Perché nessuna donna viva in solitudine il diventare madre, e perché la maternità si trasformi in un'occasione di crescita e consapevolezza.


Come sei approdata al mondo delle doule?”

Per anni mi sono occupata di storie dei popoli e storie delle persone. La maternità e l’arrivo dei miei due figli, Nicola 4 anni e Davide 3 anni, mi hanno segnata profondamente come donna e come mamma. Ho iniziato un percorso di consapevolezza al parto sin dai primi giorni che ho saputo di essere rimasta incinta. È stato un viaggio meraviglioso che mi ha condotta verso la scoperta dell’importanza del parto fisiologico. Ho iniziato a dialogare con la parte più profonda e ancestrale del mio essere. È proprio in seguito a queste esperienze sconvolgenti che ho deciso di diventare una doula. La medicalizzazione del parto ha da troppo tempo negato alle donne il diritto di viversi il proprio parto. La maternità non è un evento circoscritto al momento in cui si vive. Essa è talmente prorompente nel fisico e nella psicologia di ogni donna che induce quest’ultima inevitabilmente a fare i conti con il vissuto e a rimettere in discussione il presente e il futuro. Creare le condizioni perché tutte le donne possano vivere la maternità nel rispetto, nei modi e nei tempi di ognuna di loro consente ad esse non solo di sanare vecchie ferite del passato, ma anche di migliorare il futuro. La medicalizzazione del parto ha altresì contribuito a negare i valori che sottostavano alla cura femminile del parto. La maternità è stata per secoli una storia esclusivamente femminile, perché era oggetto di una cultura che si sviluppava e si tramandava fra donne e di un’azione svolta solo da donne. Io, attraverso la professione della doula, vorrei recuperare quella cultura. E non si tratta di voler recuperare un mondo antico, ma di ritrovare un antico rispetto.”


Che tipo di situazioni ti sei trovata ad affrontare?”

Ho seguito diverse donne, soprattutto nell'allattamento, e nella relazione mamma-bimbo nel primo anno di vita del bambino. Ho seguito anche qualche parto. Ogni esperienza è stata unica, perché ogni donna è diversa dall'altra.”


Quali sono i rischi e le difficoltà del tuo mestiere?”

Ogni doula è tenuta a fare un percorso introspettivo e di conoscenza del

sé. Tuttavia il rischio di tale percorso è quello che le proprie preoccupazioni o aspettative, o peggio ancora pregiudizi, possano interferire nel proprio lavoro. Ogni doula deve incoraggiare e sostenere le scelte della donna qualsiasi esse siano in maniera avalutativa, anche se esse si discostano dalle scelte eventualmente sostenute dalla doula qualora si fosse trovata nelle medesime condizioni della donna assistita. Ciò significa che nel caso in cui ci trovassimo a confrontarci con delle scelte di una mamma che, per ragioni emotivi, religiosi o per qualsiasi altro motivo, non siamo in grado di sostenere allora siamo assolutamente tenute, per il benessere della mamma,a rinunciare all'incarico ed a rivolgerci a un'altra doula.”


State pensando di organizzarvi per ottenere visibilità e soprattutto un riconoscimento professionale?

In Italia, la doula è una professione non ordinistica, regolamentata dalla legge 4 del 14 gennaio 2013. Essa ci consente, tra le altre cose, di organizzarci in associazioni di categoria di natura privatistica, fondate su base volontaria, con il fine di valorizzare le competenze degli associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche. Le associazioni professionali promuovono, anche attraverso specifiche iniziative, la formazione permanente dei propri iscritti, adottando un codice di condotta.”


Come è possibile contattare una doula della propria città?”

Bisogna consultare il sito http://www.mondo-doula.it/ e cliccare sul link “La tua Doula” e lì si potranno consultare il percorso formativo e i contatti di tutte le doule presenti sul territorio nazionale, divise per Regioni.”


Cosa bisogna fare per diventare una doula?

Bisogna iscriversi alla “Scuola delle Doule”. Si sviluppa lungo nove mesi, con weekend formativi a cadenza mensile. Il percorso si svolge seguendo tre tappe fondamentali: l'essere, dunque identità e conoscenza di sé della doula; saper essere, quindi come trasmettere al mondo i propri saperi, autoimprenditorialità e comunicazione; e saper fare, ovvero le conoscenze che riguardano la donna che diventa madre, il sapere relazionale. La Scuola ha come obiettivo quello di ricreare un cerchio di condivisione femminile e di ridare potere al ruolo di madre, e al valore del servizio e dell’accudimento materni.”




Eleonora Castellano, docente e psicologa

(Tutti i diritti riservati©) www.eleonoracastellano.com 

socia fondatrice dell'associazione culturale L'accento di Socrate


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