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Il gusto dell'orrido



Orrido deriva dalla forma gerundiva (horrendum) del verbo latino horrere che significa essere irto ed è sinonimo di orribile, spaventoso, che fa paura. Ora, trovare piacere in ciò che può fare paura a causa del suo aspetto, appunto orrendo, può definirsi gusto dell’orrido. Probabilmente il detto rizzare i capelli dalla paura deriva anch’esso da horrere: la paura fa rizzare i capelli e i peli sulla pelle, rende quindi irti.

L’orrido è anche un burrone, un profondo e verticale precipizio dove in basso, di solito, scorre l’impetuoso corso d’acqua di qualche torrente che infonde timore, un senso di smarrimento e capogiro solo ad affacciarvisi eppure anche in questo caso vi sono delle persone morbosamente attratte fino al punto estremo di buttarsi.


Trovare piacere nell’orrido è però una modalità dell’essere che può facilmente amalgamarsi in una commistione con ciò che l’opinione comune e non solo, identifica nella depravazione e nelle aberrazioni sessuali. In questa sede vorrei andare oltre e cercare in questo particolare gusto un aspetto solo di rado preso in considerazione: la ricerca delle caratteristiche nascoste che sanno trasformare ciò che è terribilmente brutto e spaventoso in qualcos’altro.

Quando vediamo una coppia formata da una persona di bell’aspetto accompagnata da un’altra molto brutta, spesso diciamo:- Ma come fa ad andare con quello/a ? Deve avere proprio il gusto dell’orrido!- Ebbene, non credo che si tratti di avere il gusto dell’orrido, bensì di aver trovato una o più parti nascoste, che non si vedono a prima vista, che possono trasformare un brutto anatroccolo in un cigno e il procedimento può essere anche inverso e permettere di vedere in un cigno un brutto anatroccolo. Naturalmente la capacità di analisi dell’osservatore e le circostanze storico circostanziali contribuiscono in maniera determinante. È un po’ come il lato oscuro in ognuno di noi, il dottor Jekyll e mister Hyde, il bene e il male che convivono in armonia finché uno non prevalga prepotentemente sull’altro in uno scisso impasto pulsionale. Nel campo estetico, all’apparenza, uno prevale fortemente sull’altro, bello o brutto che sia, ma il bello della filosofia è, tra le tante cose, che insegna a non fermarsi mai alle apparenze. C’è da considerare inoltre che certe particolari caratteristiche somatiche colpiscono solo quelli che io chiamo bersagli puzzle ossia bersagli che come le tessere di un puzzle possono combinarsi perfettamente solo col proprio omologo, e vanno oltre la semplice ed immediata comprensione.



Max Bonfanti, filosofo

(Giugno 2016 - Tutti i diritti riservati©)


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