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IL  DUBBIO



Posso dubitare di tutto tranne del fatto che sto dubitando”, così esordiva nel XVII secolo René Descartes a proposito del dubbio. In questo caso si parla di dubbio metodico, provvisorio secondo Cartesio, e diventa un valido strumento di ricerca: la certezza arresta, il dubbio fa progredire. Per Husserl il dubbio metodico serve invece a mettere in crisi le false opinioni, metodo già seguito da Socrate.

Esiste anche il dubbio scettico, teorizzato da Pirrone di Elide, che consiste nella sospensione definitiva del giudizio quando manca la convinzione di poter giungere ad una verità. In realtà il dubbio non cessa mai poiché la ricerca scientifica può procedere solo grazie ad un continuo porsi domande.

Il dubbio però, può trasformarsi da amico in acerrimo nemico. Quando? Ogni qualvolta turba i nostri sonni e come un tarlo rode la mente e trasforma i pensieri in spade di Damocle. Quando distorce la realtà fino a trasformarla in un mostro che minaccia l’esistenza può invadere diversi campi dell’esistenza anche senza validi supporti all’orizzonte. A tale proposito, in passato, si parlava di follia del dubbio che veniva definita come uno stato morboso di perplessità continua con tre gradazioni diverse e questi fenomeni potevano assumere carattere ipocondriaco, di essere venuti meno ai propri doveri, di essere importuni, di essere responsabili di avvenimenti nefasti, etc.

Una delle possibili conseguenze del dubbio è la gelosia, intesa come quel particolare stato d’animo in cui si dubita, a torto o a ragione, della fedeltà o dell’amore della persona amata oppure si ha paura che questa sia interessata ad altri. Quando il dubbio non eccede può anche essere accettabile e fare piacere all’oggetto della gelosia, ma passare da una giusta e moderata dose ad una maggiore o peggio, esagerata, il passo è breve, soprattutto quando diventa sospetto che altri possano appropriarsi dell’oggetto del desiderio. Da cosa nasce questo triste sentimento? La mancanza di fiducia in Sé stessi e nelle proprie capacità si traduce in una disistima di Sé ed è senz’altro un fattore determinante che concorre nel far crescere a dismisura il tarlo ed a minare la certezza dell’esclusività dell’oggetto d’amore. È importante ribadire che l’amore è anche libertà e non si può costringere alcuno a farsi amare e la frase “Sei mia e non dovrai essere di nessun altro” non deve esistere. Si può evitare tutto questo? È difficile poterlo asserire soprattutto fintanto che una cultura del rispetto dell’altro non verrà impartita fin dalla più tenera età indipendentemente dal sesso di appartenenza. Nell’attesa è necessario infondere ai bimbi una forte considerazione di Sé incentivandoli e lodandoli all’occasione sempre, naturalmente, nel rispetto dell’Altro.

Max Bonfanti, filosofo

(Dicembre 2015 - Tutti i diritti riservati©)


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