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L’ordine dell’addobbo

 

Michel Foucault, filosofo francese precocemente scomparso nel 1984, nel suo discorso di apertura al College de France del 1970 affrontò le varie forme in cui avviene la produzione del discorso in ogni tipo di società ed ambito. Il suo intervento è racchiuso in un libricino tanto denso quanto breve dal titolo “L’ordine del discorso”. Senza entrare nei dettagli, una delle procedure di esclusione che analizza è quella relativa alla circolazione dei discorsi in un ambiente chiuso, specifico, in cui sono comprensibili solo agli addetti ai lavori: questo tipo di discorsi esclude coloro che non appartengono al circolo specifico. Ebbene, penso che questo tipo di procedura di esclusione possa essere esteso anche al modo di vestire, atteggiarsi, comunicare, di molti ragazzi che nella spasmodica ricerca della loro individualità non possono però fare a meno di appartenere ad un gruppo in grado di sostituire la famiglia. Questo gruppo a sua volta deve differenziarsi da altri gruppi.  L’abbigliamento deve quindi essere di un certo tipo: simile per gli appartenenti al gruppo. Ricordo, nel 1968, ai tempi della contestazione studentesca che gli aderenti al movimento studentesco si riconoscevano per l’eskimo e questo capo d’abbigliamento definiva anche la tendenza politica dell’estrema sinistra; negli anni 80, i paninari, frequentatori di piazza san Babila indossavano tutti il Moncler e le scarpe Timberland, ora, invece fa tendenza andare in giro con la bottiglietta di birra in una mano, la sigaretta, rigorosamente fatta a mano e se poi è uno spinello meglio ancora, nell’altra ostentando un atteggiamento pseudointellettuale un po’ retrò che vorrebbe riproporre, invano, il clima esistenzialista dei filosofi francesi di metà novecento. O tempora o more! Scriveva Cicerone oltre venti secoli fa in alcune sue orazioni per condannare la decadenza dei tempi, e se vogliamo estendere la sua esclamazione possiamo pensare e dire che ogni epoca ha i suoi costumi e le sue mode anche se questi tornano ciclicamente a riproporsi. Niente di nuovo sotto il sole, solo variazioni sul tema con la pia illusione di aver detto qualcosa di nuovo.         


Max Bonfanti socio fondatore e vice presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate

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