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Vendetta & perdono

 

In seguito al gravissimo fatto di cronaca in cui a Roma una bimba di pochi mesi è stata uccisa insieme al padre nel corso di una rapina, dopo qualche giorno è stato trovato uno dei rapinatori morto impiccato. La prima reazione dei parenti delle vittime è stata quella di provare un grande sollievo. Se si tratti di suicidio o di vendetta non è chiaro, ma è improbabile che un pluripregiudicato che uccide a sangue freddo una bimba in braccio al padre possa essere preso dal rimorso al punto di togliersi volontariamente la vita. A prescindere da chi abbia eseguito l’impiccagione il risultato non cambia: uno degli autori dell’efferato crimine è morto. Ciò che viene da chiedersi è se il sollievo provato e dichiarato dai parenti delle vittime sia approvabile o no.

Il Nuovo Testamento predicando il “porgi l’altra guancia” asserisce che la miglior vendetta è il perdono, mentre per il Vecchio vale “l’occhio per occhio dente per dente”: due differenti modi di vedere la stessa questione. Alla fine è sempre una questione di punti di vista, ma se andiamo oltre e riusciamo ad esaminare la cosa scevri da condizionamenti socioculturali e ci atteniamo esclusivamente a cosa possa provare il singolo ferito nel corpo e nell’anima, forse, sempre ammettendo di riuscire ad essere al di sopra delle parti, vincerebbe l’Antico Testamento e quanti lo sostengono ne sono una valida testimonianza. La maggior parte dell’opinione pubblica è quasi sempre dalla parte di quanti mettono in pratica gli insegnamenti veterotestamentari anche se a volte eccedono un tantino a loro favore nelle proporzioni, ma questo è solo un dettaglio che per la teoria dei grandi numeri non ha peso. Perdonare un grave torto subito è molto difficile, sarebbe come far finta di niente su quanto è successo, annullare un atto, ma se fosse davvero possibile annullare un atto e riportare le cose allo statu quo ante probabilmente la vendetta sussisterebbe solo in casi eccezionali, ma allo stato attuale delle conoscenze umane non è ancora possibile viaggiare nel tempo. Allora la vendetta che cos’è se non agire la tanto sbandierata par condicio? Certo la par condicio non può essere agita autonomamente dal singolo individuo, anche perché passare dalla legalizzazione della vendetta privata alla legalizzazione di altri reati commessi dal comune cittadino il passo sarebbe breve, e fortunatamente certi comportamenti come il delitto d’onore o lo jus corrigendi, in vigore fino agli anni ’60, vengono ora considerati reati senza le attenuanti di una volta che riducevano la pena ad una reclusione simbolica ed in particolare lo jus corrigendi, il diritto del marito a punire la moglie a scopo educativo, è stato cassato.

Quando invece la vendetta diventa istituzionalizzata allora tutto cambia e, facendo bene attenzione a non nominarla, con perifrasi ad hoc, tutto, come per incanto, diventa lecito e se poi viene attuata in grande stile l’autorizzazione è certa. Significativa è la frase di Charlie Chaplin, imputato di omicidio, nel film “Monsieur Verdoux”: “Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo, il numero legalizza…”

Il numero legalizza! Anche i maltrattamenti verso gli animali vengono legalizzati dal numero, chi tortura un animale viene giustamente indagato, chi invece ne tortura migliaia nei laboratori di ricerca è uno scienziato che agisce per il bene dell’umanità, per non parlare di quanto avviene in altri ambiti (leggi: mattatoi, allevamenti e non di animali da pelliccia e per alimentazione, caccia e pesca) dove la vita degli animali è considerata solo merce insensibile per il piacere degli uomini e per fare cassa e così ritorniamo ai punti di vista che guarda caso non sono mai quelli degli animali. Ricordo anche che a scuola mi avevano insegnato, quand’ero piccolo, che trasgredire i Comandamenti oltre a commettere  peccato si va anche in prigione. Spiegatelo ai bambini che nei fatti, poi, non è proprio così e che i Dieci Comandamenti, come del resto anche la Legge, non sono uguali per tutti: se così fosse non ci sarebbe bisogno di scriverlo in ogni aula di tribunale. 

Max Bonfanti



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