L'elaborazione della decisione
Si parla spesso dell’elaborazione del lutto ma difficilmente si sentono discorsi sull’elaborazione delle decisioni. Ernst Mach diede molta importanza all’esperimento mentale, ma viene più spesso ricordato per aver definito la velocità del suono eppure l’esperimento mentale precede l’attuazione di ogni progetto. C’è una certa similitudine tra l’elaborazione della decisione e l’esperimento mentale e consiste nel costruire mentalmente un modello. Prima di costruire qualcosa, anche nell’ambito del fai da te, prima di mettere mano agli attrezzi ed ai materiali, ogni novello costruttore immagina ciò che costruirà, magari aiutandosi con schizzi vergati velocemente sul primo pezzo di carta a portata di mano. Quando invece c’è da prendere una decisione, come per esempio un acquisto importante si pensa più ai costi che al fatto se davvero l’oggetto in esame ci sia veramente utile o se siamo davvero preparati e pronti per riceverlo. Molte decisioni a volte si prendono seguendo l’onda emotiva senza porsi troppe domande, a volte nessuna e così ci sono casi in cui va bene, altri no. Ogni decisione importante andrebbe valutata molto attentamente considerando soprattutto la necessità e le conseguenze che possono derivarne. Faccio un esempio frequente ma non per questo meno importante, scegliere di abitare fuori città. Fuori città, magari a solo venti, trenta chilometri dal centro dove le case costano meno, l’aria è più salubre, gli spazi vivibili sono maggiori e conoscenti che hanno già fatto questo passo ce lo consigliano, minimizzando gli eventuali “piccoli” disagi che passano tout court in secondo piano. Decidiamo così di vendere il piccolo appartamento in città, comodo a tutti i servizi e col ricavato acquistiamo un appartamento con un locale in più dove poterci fare la stanza dei giochi e oltre al bagno padronale esiste anche quello di servizio e magari c’è anche un giardinetto dove finalmente poter tenere un cane che ancora non abbiamo ma presto avremo e finalmente un posto dove poter parcheggiare l’auto senza troppi problemi: la risposta a tutti i nostri desideri è lì, davanti a noi che ci fa l’occhiolino. Il depliant informativo in quadricromia su carta patinata, molto accattivante e ricco di invitanti particolari, dice che potremo finalmente godere del sorgere del sole sullo sfondo di un laghetto con gli uccelli di palude che sguazzano felici, che bastano pochi minuti di auto per arrivare ad un comodo bus che ci porta direttamente ad una fermata della metro: sulla carta in meno di tre quarti d’ora siamo al lavoro. Cosa volete che sia una mezz’oretta in più di fronte a tutti i vantaggi che derivano dal vivere fuori città? E poi, l’hanno fatto anche alcuni nostri amici e dicono di esserne entusiasti! Il passo è breve e nel giro di pochi mesi ci troviamo nella nostra nuova casa, forse non proprio come era ottimisticamente decantata nel pieghevole, ma il laghetto c’è, anche se qualche nugolo di zanzare tigre affamate ci obbliga a contattare al più presto un falegname in grado di mettere delle zanzariere a tutte le finestre. Beh, si sa, la campagna è campagna, ma vuoi mettere? E poi, le zanzare ci sono anche in città! Però, nulla come vivere le esperienze ci fa capire come la mappa non sia il territorio e ben presto, a nostre spese, ci rendiamo conto che il comodo bus c’è, ma se lo perdiamo sono guai e alla fine scopriamo che, forse, proseguire in auto è meglio e che i tempi di percorrenza non sono proprio quelli preventivati. E più passa il tempo più ci accorgiamo che, forse, era meglio una stanza in meno ma tanto tempo in più da trascorrere dove e come meglio crediamo. Max Bonfanti
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