Bagagli appresso
Ogni persona nel corso della propria esistenza accumula una serie di esperienze e conoscenze che vanno a formare il cosiddetto bagaglio culturale personale, utile se non indispensabile per affrontare le avventure della vita. Questo bagaglio, però, come qualunque altro, ha un peso che incide sulla progressione. Mentre i bagagli concreti si possono deporre, stipare, lasciare a casa, questo, la maggior parte delle persone se lo porta sempre appresso fino, in certi casi, a modificare la loro postura incurvandola come se trasportassero pesanti sacchi sulle spalle. Anche se si tratta di un peso immaginario che non incide su quello ponderale segnato dalla bilancia, a volte si dice che pesi come un macigno, un macigno che può gravare su ogni parte del corpo. Quante volte abbiamo detto o sentito dire “Ho un peso sulla testa” , “Mi sembra di avere un macigno sulle spalle” oppure “Mi sembra che tutto il peso del mondo gravi su di me”, quasi ad emulare Atlante, sono tutti modi di dire che hanno una reale corrispondenza; certi pesi, in questo caso quelli che la bilancia non può registrare, a volte sono più gravosi da portare di pesanti valigie. Eh sì, certi pesi a volte giungono ad essere insopportabili, occorre quindi trovare un modo per sbarazzarsene. Un modo per eliminare ciò che grava su di noi è quello di incominciare a fare pulizia delle cose concrete che non ci servono più o peggio ancora, l’unico loro motivo di essere è quello di indurci sensazioni negative. Molte persone hanno l’abitudine di conservare tutto, anche oggetti che riportano a situazioni spiacevoli, ebbene, iniziare a disfarsi di tali oggetti è già un’occasione in meno per andare con la mente in quei luoghi che ci fanno soffrire. Sbarazzarsi di ciò che ci riporta per esempio ad un rapporto finito o bruscamente interrotto non vuol dire rinnegare quanto è stato, ma semplicemente togliere ciò che, rivedendolo, ci può far soffrire per la crudele presenza di ciò che manca, col duplice effetto di non farci apprezzare l’attimo e di struggerci per il passato. Bisogna tenere presente che non è necessario conservare i resti fisici di un passato dal quale non vogliamo staccarci per rimanere fedeli ad una persona, o a qualunque altra cosa poiché in ogni volto, oggetto, c’è comunque sempre una traccia di altri volti, di altri oggetti, compresi quelli a cui non vogliamo rinunciare. Nel non voler separarsi dai ricordi c’è una sorta di masochismo inserito in un circolo chiuso. Lo struggimento del ricordo è la giusta punizione per la colpa che riteniamo, a torto o a ragione, di avere avuto nell’attuazione della perdita: in una coazione a ripetere ricerchiamo ciò che ci porta là, dove abbiamo perso l’oggetto amato. Per molti, rinunciare alla presenza di oggetti mnemogeni o comunque appartenuti ad una persona cara o ad un particolare periodo della vita è come passare un colpo di spugna, ma è solo il tempo che con la sua prerogativa si accollerà questo compito, mitigando fino a lasciare un timido ricordo di ciò che è stato. Max Bonfanti
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