LA SCELTA
Quando si è disposti ad accettare qualunque prodotto o comportamento dal proprio idolo, artista, esponente politico o ideologia che sia, vuol dire che si è perso il senso critico, la capacità di mettere in discussione, se mai li si hanno avuti, una supposta verità. Molti professionisti, per voler asserire di appartenere ad una certa scuola, corrente di pensiero, attuano la cosiddetta scelta fondazionale. In diversi campi del sapere per essere presi in considerazione è necessario appartenere ad una scuola, una corrente, ovvero aver fatto la propria scelta fondazionale dalla quale è vietato uscire se non per passare ad un’altra. Chi non la segue è considerato “un cane sciolto”. Chi opera svincolato da una qualsiasi organizzazione, scuola, non fa testo, è un po’ come il jolly in molte aziende, colui che all’occorrenza viene impiegato per le più diverse mansioni. A nessuno piace fare il jolly in quanto tale figura viene considerata dai più, infima e non valutata per quello che realmente è. Da un punto di vista assiologico dovrebbe invece essere ritenuta a ben altri livelli. Occorre una versatilità non comune per poter passare da un lavoro ad un altro con la facilità che compete alla figura del jolly, così come occorre una capacità critica e discriminatoria per poter cogliere dalle varie scuole di pensiero ciò che si ritiene valido al fine di crearne uno migliore. Ma il bisogno di certezze, necessità insita nell’uomo, fa sì che la maggior parte si accontenti dell’illusione della scelta e non si ponga troppe domande indiscrete. La maggior parte dei fan di un cantante, per esempio, accettano con entusiasmo qualunque nuova opera del loro beniamino anche se non è più neppure lontanamente all’altezza delle precedenti e gli iscritti ad un partito accettano le decisioni dei vertici anche se non le condividono o le ritengono addirittura sbagliate. Certo non si può accontentare tutti e si sa che l’ultima ruota del carro non saprà mai dove il cocchiere la condurrà, ma a tutto ci deve pur essere un limite. Accade così che nei programmi d’intrattenimento culturali sia radiofonici che televisivi le risposte degli intervistati, sempre gli stessi, relative all’avvenimento o peggio al pettegolezzo del momento, di qualunque genere essi siano, sono prevedibili poiché i vari personaggi di turno non esprimono il loro parere, ammesso in certi casi che l’abbiano, ma quello del partito politico, banda o corrente di pensiero di appartenenza. È chiaro quanto scarso possa essere l’interesse suscitato dai suddetti pseudopareri in chi possiede un minimo di capacità di raziocinio, ma anche questo si sa, appartiene solo ad una minima parte di quanti si lasciano incantare. Si dice che al popolo venga somministrato quello che chiede, ma cosa può chiedere chi è stato abituato a nutrirsi sempre dello stesso cibo, se non ne conosce altri? Max Bonfanti
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