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Pensieri sul vuoto



Quand’ero studente alla scuola media ideai una teoria che sbrigativamente intitolai teoria del buco, teoria per la quale ogni cosa o era un buco o qualcosa che servisse a riempirlo; ricordo ancora le risate di quanti gliela proponevo. Pensai allora di trovarle un nome che pur volendo dire la stessa cosa, lo dicesse in un modo più professionale, scientifico, pensai così di chiamarla “Teoria del vuoto circoscritto con applicazioni empienti del medesimo”. Il risultato fu subito soddisfacente: nessuno rideva più. Già questa scoperta la diceva lunga: era sufficiente una presentazione altisonante per essere presi in considerazione. Ciò che mi indusse ad ideare una siffatta teoria fu la constatazione di alcune situazioni ricorrenti. Qualunque essere vivente dotato di mani, se gli si forniva un piolo ed un anello la prima cosa che faceva, dopo aver compreso la forma degli oggetti, era quella di introdurre il piolo nell’anello. Un qualunque scavo in breve tempo si riempie di rifiuti. La natura stessa, sebbene il vuoto sia infinitamente maggiore della materia, tende a riempire gli spazi vuoti (horror vacui): l’intero universo può considerarsi un grande contenitore, assolutamente molto più vuoto che pieno. Col tempo venni a sapere che altri, molti secoli prima di me la pensavano all’incirca allo stesso modo: gli atomisti, con Leucippo e Democrito, nella seconda metà del V secolo a.C., ammettevano solo gli atomi e il vuoto, cioè la materia e lo spazio. La mia idea aveva però un fondamento più psicologico che fisico in quanto le mie osservazioni erano relative al comportamento, soprattutto umano. Certamente da un punto di vista fisico le cose cambiano in quanto anche il vuoto in realtà non è privo di materia e Torricelli nel 1648 lo dimostrò egregiamente con il suo celeberrimo esperimento, ma se andiamo oltre e giungiamo alla fisica quantistica scopriamo che il vuoto è dappertutto, anche nella materia, fino ad essere all’interno degli atomi stessi le cui particelle costitutive sono migliaia di volte più piccole dell’intero atomo. Ma anche in questo spazio vuoto all’interno degli atomi si ipotizza che esistano delle fluttuazioni energetiche dalle quali si può generare materia. Potrebbe l’Universo essere stato generato dal vuoto? Non è da escludere che anche l’intero Universo si sia materializzato dal nulla, una gigantesca fluttuazione quantistica del vuoto potrebbe essere stata la causa e le leggi della fisica non lo escludono. Tornando al vuoto più familiare, quello che vediamo e pensiamo, possiamo dire che la caratteristica di tutto ciò che è vuoto è quella di potersi riempire, quindi la recettività e in teoria una testa vuota ha più probabilità di riempirsi di una già colma di nozioni, ma in un contesto sociale-degenerativo ecco che il vuoto, da ente recettivo, può diventare non solo un ente empiente, ma anche autoempiente. Riempire di vuoto il vuoto. Certo non è facile pensarlo, eppure c’è chi ci riesce senza fatica, è sufficiente sentir parlare personaggi del mondo della politica, della moda e dello spettacolo per rendersene conto. Se non altro costoro realizzano il sogno del moto perpetuo: è possibile riempire di vuoto il vuoto, all’infinito.

Max Bonfanti

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L'accento di Socrate