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Si tratta di Norberto Bobbio.



Il filosofo Bobbio (Torino, 1909 – 2004), eminente testimone e protagonista del Novecento. E' stato definito uomo del dialogo. Con i suoi interventi e i suoi insegnamenti è riuscito a coinvolgere molti studiosi di tutto il mondo e anche tanti cittadini per i quali è diventato un simbolo di saggezza e moralità.

Nella mia qualità di pensionato dell'Università degli Studi di Torino, mi è tornato alla mente tutto il tempo che ho trascorso lavorando come amministrativo accanto a Bobbio. Ho avuto il piacere e il privilegio di conoscerlo sin dal lontano 1965 quando, dal Ministero della Pubblica Istruzione, venivo assegnato all'Istituto di Scienze politiche “Gioele Solari”, di cui era il Direttore e fondatore con alcuni suoi colleghi. La mia modesta collaborazione amministrativa è durata sino al 1984, quando ha lasciato  l'insegnamento universitario.

Sono andato a rileggere una mia testimonianza riportata in un opuscolo dal titolo A Norberto Bobbio la Facoltà di Scienze politiche, che nel 1986 il Dipartimento di Studi politici gli aveva dedicato in occasione della sua nomina, con decreto presidenziale, a Professore emerito.

Luigi Bonanate, direttore del Dipartimento di Studi politici, mi offrì l'opportunità di rivolgere un particolare, quanto sentito e amichevole saluto a Bobbio, anche a nome del personale della Facoltà di Scienze politiche e dell'Istituto. A conferma di ciò che dicevo circa le lodi che Bobbio non amava, mi limito a riportare la trascrizione di alcune frasi del mio breve scritto alle quali egli, come solitamente faceva con chiunque, diede risposta con un biglietto molto significativo.

 Dimostrava nei riguardi di tutto il personale amministrativo considerazione e attenzione anche per quel che esulava dallo stretto campo del lavoro. Le domande del personale trovavano puntualmente risposta da parte del Direttore. Il suo stile di uomo semplice e di studioso serio, che entrava nella sala di lettura della biblioteca e prendeva posto tra gli studenti per consultare pile di libri e raccogliere appunti per ore intere, era diventato per noi oggetto di conversazione e, soprattutto, di ammirazione. Non potevamo non essere orgogliosi di avere un Direttore come il professor  Norberto Bobbio”.

Ricordo le lunghe file di studenti che attendevano pazientemente per avere un colloquio col professor Bobbio durante le ore di ricevimento prefissate settimanalmente e rispettate scrupolosamente. Mi è capitato spesso di parlare con gli studenti appena terminato il colloquio: erano tutti soddisfatti, anche quando ne scaturiva il rifacimento di interi capitoli della tesi. Anche i ricercatori e i giovani studiosi mi raccontavano di aver trovato il giusto interlocutore che prestava loro ascolto e attenzione”.

Questa è la trascrizione della risposta che ottenni da Bobbio:

                                                                          

   Torino, 2. 2. 86

 Caro Giannone,

 

ho tra le mani l’opuscolo che mi è stato dedicato dalla Facoltà di Scienze Politiche. E ho la gradita sorpresa di leggervi l’affettuoso saluto che lei ha voluto rivolgermi, rievocando gli anni trascorsi nel lavoro comune per il nostro istituto.

Tra l’altro lei ha ricordato un episodio che mi era passato di mente, ma che nella mia vita ha contato molto: le lunghe file di studenti che mi attendevano per parlarmi dei loro esami e delle tesi. Ricordo che da questi colloqui uscivo di solito molto stanco, e arrivavo a casa tardi con disperazione di mia moglie.

Voglio anche dirle che tra le varie lodi che mi sono state fatte nell’opuscolo – alcune di queste tanto esagerate che preferisco dimenticarle subito – ce n’è una che accetto volentieri perché mi pare veramente adatta a me. E’ quella che lei esprime con le due parole: “uomo semplice”. Se le sono apparso davvero “uomo semplice”, questo è davvero il più ambito dei riconoscimenti.

La ringrazio e le invio i più cordiali saluti

                                                                             Norberto Bobbio

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