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Recensione al romanzo di Anna Maria Benone

Emotività interrotta, ed. Silele




Questo libro di Anna Maria Benone rappresenta qualcosa di diverso, non lo definirei un romanzo vero e proprio e nemmeno un saggio anche se, in nuce, racchiude entrambe le caratteristiche. Si tratta di un lavoro particolare in cui le esperienze della scrittrice si intersecano o per meglio dire si amalgamano con quelle della interprete raggiungendo un impasto psicologico inscindibile. Una storia d’amore è il pretesto per iniziare un viaggio nei meandri delle sensazioni, delle emotività, dei ricordi più reconditi al limite del rimosso. Nel corso della lettura, Bianca, l’interprete, affronta dialoghi con interlocutori diversi: Dio, l’Amore, Sé stessa, come in un particolare setting gestaltico in cui la stessa persona seduta su di una sedia pone domande ad un ipotetico interlocutore (in questo caso il proprio sogno) seduto sulla sedia vuota di fronte a sé e le risposte vengono date dalla medesima persona che si sposta sulla sedia vuota, alternativamente. In questo modo emergono risposte che difficilmente sarebbero in grado di venire alla coscienza di loro sponte e ci si rende conto che certi problemi si possono risolvere solo con l’aiuto dell’Altro, seppure non sempre consapevole. Il titolo, “Emotività interrotta” rappresenta il tempo in cui la frattura psicotemporale diventa la causa del sintomo: una lettura che predispone a mettere in discussione valori che nella narrazione sono stati solo accennati, ad interrogarsi e a capire quanto sia deleterio mettere da parte il proprio Sé e la propria dignità per compiacere l’Altro accettando senza condizioni ogni richiesta pur di essere accettati, amati.

Nell’ultima parte, in un crescendo tra il crepuscolare e il surreale, un inaspettato catartico spostamento mistico narra una miracolistica ri-scoperta di Dio e della Fede.

Una lettura interessante che posso dire abbia il merito di dare da pensare.

Max Bonfanti, filosofo (Ottobre 2016 - Tutti i diritti riservatiŠ)



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