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Amare la filosofia: un problema di età?

 

 

Abbiamo ricevuto questo scritto da parte di un ragazzo di 18 anni molto entusiasta della disciplina più affascinante del mondo, per noi che cerchiamo di promuoverla lo è. Potete leggere di seguito la riflessione di Daniele Andreani: una speranza e una prova che i giovani sanno anche pensare! Maria Giovanna Farina

 

Sono Daniele Andreani, dalla provincia di Ancona, ho diciotto anni, e vengo guardato con uno sguardo dubbioso, decisamente torbido, quando provo a spiegare il mio amore per questa disciplina, la Filosofia. Mi rimane difficile concepire come ci si possa stranire e porre una velata, implicita, rimostranza quando un individuo si accinge ad aprirsi allo studio della realtà. Vedete, dobbiamo intendere a parer mio la Filosofia (la lettera grande è voluta) non solo come una disciplina in se, ma proprio come un "percorso di vita": i primi filosofi greci facevano esattamente questo, abbiamo esempi nei luoghi antichi della magna Grecia di pensatori che dedicarono la loro vita al pensiero, allo studio della conoscenza e all'amore di quest'ultima. Socrate, Platone, Aristotele e tanti altri. Chi basandosi più sull'aspetto teoretico/razionale e facendo della Filosofia una disciplina con regole e concetti studiabili, come Platone con la sua teoria delle idee, la filosofia scolastica e tutta la questione religiosa, il razionalismo Cartesiano nel Rinascimento e molti altri, e chi invece utilizzò la Filosofia come percorso di vita, in senso finalistico, atto a raggiungere una particolare stabilizzazione dell'animo: i cosiddetti dunque, filosofi "guru", come Epicuro, Seneca o Schopenauer. Filosofi, dunque pensatori, con scopi differenti, ma con percorsi uguali: l'approfondire la propria condizione umana, comprendendo che dentro di noi c'è la capacità di scavare a fondo della realtà per vivere autenticamente. Questo può farlo a parer mio soltanto la Filosofia. Vedo persone intente con grande gioia e devozione a studiare pagine intere, spolverandole, di libri di Matematica, o di varie lingue straniere o saggi sulla chimica molecolare, trascurando che l'avvio a tali concetti, discipline e percorsi sono stati possibili soltanto grazie ai Filosofi, e dunque ai pensatori, lontani da una matematica astratta e "moderna", calcoli astrusi o presunzioni di scientificità irreali. Tutto ciò è dimostrato dal fatto che i primi matematici e fisici, ad esempio, furono innanzitutto Filosofi. La filosofia è la base, da cui partire, da cui muoversi per capire tutto; chi studia matematica capirà i numeri, le operazioni e saprà relazionarle ad entità quantitative: ma saprà fare solo questo, verrà smontato psicologicamente a ogni discorso che vada oltre il suo campo: il pensatore, il Filosofo, invece saprà affrontare ogni argomento perché alla base di ogni cosa vi è appunto la Filosofia, il pensiero. E' la Filosofia stessa, possiamo dire, che consente l'esistenza delle cose e che riesce in qualche modo ad unificare la realtà in modo straordinario. Non ci rendiamo conto, e qui concludo, di quanto la filosofia ci sia vicina: applichiamo tutti i giorni, nel parlare, i principi di non-contraddizione e di identità di Aristotele e ci annoiamo nell'approcciarci al loro studio. Mossa ipocrita e masochista direi, di scarsa passione per la conoscenza di se e del mondo, visto che si tratta semplicemente di rendere esplicito e noto ciò con cui quotidianamente veniamo in contatto. Spero con questo mio piccolo "trattato" sull'utilità e la praticità della Filosofia di aver suscitato in tutti Voi almeno un motivo in più di riflessione e analisi critica di ciò che vi circonda e della disciplina.

 DANIELE ANDREANI


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