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Blue Jasmine: promossa l’attrice, bocciato il film



Ogni nuovo film di Woody Allen è per me un appuntamento con il grande cinema. Un momento di riflessione appagante, uno spettacolo che non mi perdo soprattutto negli ultimi anni. L'ultimo film mi ha invece delusa e per questo non mi decidevo a fare la recensione. Non ho mai scritto nulla di negativo sulla sua arte. Ma Blue Jasmine proprio non è un'opera degna di lui. La storia di una donna molto agiata di New York che decide, dopo la morte del marito suicida, di andar a vivere con la sorella che vive una vita molto più spartana a San Francisco. Il premio Oscar come migliore attrice a CateBlanchett è meritatissimo, il suo discorso durante la notte degli Oscar le rende onore: è una persona che sa e vuole condividere il successo con i colleghi mettendo in luce il ruolo della donna nel cinema. Ma il film non mi è piaciuto, così mi sono chiesta il perché.

La situazione è complessa, la trama la trovate in internet…

Riflettendo mi è tornata in mente la polemica di qualche anno fa tra Allen e il suo psicanalista. È di pubblico dominio che Woody sia stato in analisi per oltre vent'anni. Qualche anno fa lui si lamentò pubblicamente delle lacune o addirittura del fallimento dell'opera del suo analista. Il medico ribatté che grazie alle sedute Allen aveva potuto creare tutte le sue famose pellicole. Lo aveva fatto mettendo in scena le sue nevrosi, ho pensato. Ciò mi spinse ancor di più ad interessarmene, tutti sanno quanto Allen ritorni in tutti i suoi film su argomenti psicologici e questo può essere utile allo spettatore. Con occhio attento si possono cogliere le presenze, i fantasmi irrisolti o i vissuti persecutori di un uomo che forse doveva frequentare il lettino per qualche anno in meno. Quest'ultimo film è la dimostrazione non solo che la lunga analisi è stata nociva, ma addirittura che non ha risolto il nucleo centrale della nevrosi. Allen lo confessa, chissà forse senza consapevolezza, attraverso l'interprete femminile e lo si comprende nel finale quando Jasmine, ormai alienata, parla sulla panchina del parco ad una sconosciuta che le siede accanto. Non sto dando nessun giudizio negativo alla psicoanalisi, sono solo dell'idea che la lunga analisi non abbia prodotto il successo che il paziente si aspettava. Una realtà che lascia lo spettatore con la brutta sensazione di aver perso il proprio tempo. Non tutti i film si concludono con un lieto fine, è giusto anche il realismo, è importate affermare che non tutti possono guarire, ma decretare un fallimento così importante non aiuta nessuno. Dopo ogni suo film, lasci la sala con qualcosa di prezioso su cui riflettere, le nevrosi rappresentate sono la messa in pratica e a volte un suggerimento per la soluzione. Blue Jasmine rappresenta invece una mente devastata, ti lascia in uno stato di sconforto, dopo aver vissuto tutte le ansie della protagonista sei a pezzi e senza un briciolo di ottimismo.

Maria Giovanna Farina presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate

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